ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Prato Giardino,
salvate quel cancello
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<<
11/07/2015 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Solo alcune settimane fa è circolata la notizia secondo la quale il Comune stesse pensando di modificare i confini di Prato Giardino con lo scopo di estendere l’area verde sino a ridosso delle mura medioevali privando così il parco delle recinzioni e dei cancelli per aprirlo alla città.

La proposta è senza dubbio stata avanzata con la nobile finalità di incrementare gli spazi verdi e di renderli parte integrante della quotidianità.

Premesso ciò, c’è da osservarne alcuni limiti. Per prima cosa per attuare un tale disegno bisognerebbe rinunciare a via del Pilastro che verrebbe ''declassata'' a sola corsia preferenziale per il trasporto pubblico, ottenendo due conseguenze negative in un sol colpo: la città perderebbe un collegamento con un quartiere popoloso e il futuro parco sarebbe comunque attraversato dagli autobus.

In secondo luogo, l’aspetto più preoccupante di questa idea, è che l’apertura del parco sarebbe ottenuta rimuovendo le recinzioni e cancelli che lo cingono.

Siamo consapevoli di vivere in un periodo storico nel quale finalmente si è capito che le barriere, i muri e le divisioni sono frutto di ottusità. Persino negli stadi di calcio si tende ormai non tanto contenere gli incidenti alzando barrire quanto piuttosto rimuovendole e responsabilizzando i tifosi.

Tuttavia qui la situazione è ben diversa. Per prima cosa il parco, così come è, di notte diventerebbe un luogo piuttosto sinistro e pericoloso e non tanto perché chiunque potrebbe entrarci quanto piuttosto perché nessuno avrebbe motivo di andar lì dal momento che al suo interno non ci sono attività.

Ripercorrendone la storia possiamo scoprire infatti che il terreno, divenuto di proprietà comunale nel 1843, venne chiuso da muri e cancellate nel 1872 su esplicita sollecitazione del Vicario Vescovile dal momento che già allora si voleva impedire ''le immoralità che vi si commettono notte tempo''.

Risale a quello stesso anno infatti l’istallazione dello splendido cancello realizzato su disegno di Virginio Vespignani e realizzato con oltre 4000 chili di ferro e 1666 di ghisa. Un’opera di notevole eleganza e grande maestria artigianale che andò perduta in seguito ai bombardamenti del 1944.

Nel dopoguerra, non potendo recuperare l’originale, si decise per la sostituzione con un nuovo cancello realizzato dai fratelli Felicetti e progettato da un altro illustre architetto viterbese, quel Rodolfo Salcini che in quegli stessi anni aveva progettato la Macchina di Santa Rosa.

Rimuovere i cancelli è oggi così necessario? Prato Giardino non è uno spazio così indispensabile per le serate dei viterbesi, andrebbe prima ripensato completamente e dotato di attività come avveniva nel 1889 quando ''i fratelli Schenardi chiesero al Comune ed ottennero di poter aprire all’interno un caffè e una rivendita di bibite'' e anche si arrivasse a ciò la rimozione dei cancelli sarebbe un atto inutile e lesivo per la storia di questa città. Basterebbe aprirli!

Ma sono certo che questa proposta, in quanto tale, sia poco più di un nobile proposito che attende di essere perfezionato ed è in questo senso che mi è sembrato importante ricordare, ancora una volta, l’importanza di ciò che andrebbe perduto.





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